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I medici veneziani alla Regione: no ai tagli non resteremo passivi.

I  medici dell’Ospedale di Venezia contestano l’ipotesi della Regione di ridurre la qualità e la quantità dell’assistenza sanitaria. Si appellano alle Università, alla cittadinanza e alle istituzioni italiane e straniere

VENEZIA – I medici dell’Ospedale Civile di Venezia non accettano le scelte politiche regionali «che rendono sempre più evidente la volontà di affossare la sanità lagunare». È uno dei passi del documento sottoscritto dai medici del nosocomio al termine dell’assemblea generale convocata dopo le dichiarazioni del Presidente della quinta commissione Regionale, Leonardo Padrin, sull’intenzione di ridurre qualità e quantità dell’assistenza sanitaria offerta alla cittadinanza di Venezia.

Nel corso dell’assemblea sono stati presentati i volumi di attività dei vari reparti, sia in termini di ricovero che di prestazioni ambulatoriali dedicati a una popolazione che occupa un territorio vasto, e unico nel suo genere. «La misura di tale attività – sostengono i medici nel documento – dimostra la necessità che Venezia sia dotata di un ospedale adeguato a rispondere ai bisogni non solo dei residenti della Venezia insulare ma anche dei turisti, degli studenti stanziali e degli immigrati irregolari, per un totale di circa 160.000 utenti».

«Le persistenti voci di un redigendo Piano Socio-sanitario regionale dalle connotazioni preoccupanti in ordine a nuovi tagli di risorse, e quindi di servizi – prosegue la nota – hanno portato i Medici dell’Ospedale Civile di Venezia, nel loro ruolo che li rende in prima persona responsabili delle richieste della popolazione, alla determinazione di non assistere passivi alle presunte decisioni del Governo Regionale che trasformerebbero l’Ospedale cittadino in un mero pronto soccorso».

Ciò esporrebbe la cittadinanza, secondo i medici del Civile, «a gravi pericoli derivanti dalla mancata tempestività di un adeguato intervento sanitario». «Difficoltà logistiche e necessità di trasferimenti a parte – si afferma – non risulta, allo stato, che l’Ospedale dell’Angelo sia in grado di supplire da solo a un ulteriore carico assistenziale eventualmente derivante dalla chiusura dell’ospedale di Venezia. Nel contempo, appare impensabile che tutte le problematiche cliniche che necessitano di attività di ricovero possano essere semplicemente risolte con in attività ambulatoriale attuata nel territorio.

In questo contesto, appare incomprensibile il criterio della scelta politica utilizzato per riconoscere la specificità turistica a Jesolo e a Cortina d’Ampezzo che non hanno neanche lontanamente i »numeri« di residenti e di presenze turistiche di Venezia». I medici infine si appellano pertanto alla cittadinanza, alle categorie produttive, alle associazioni cittadine, alle Università e alle istituzioni culturali italiane e straniere, ai comitati spontanei di recente formazione, alle autorità politiche locali «perchè si uniscano nel supportare con forza il diritto alla salute anche a Venezia. La mobilitazione, conclude la nota, »non risponde a logiche di interessi di Categoria ma solo ed esclusivamente ad un impegno civile a fianco della cittadinanza«. Sono in programma una serie di iniziative tra cui una riunione pubblica con cittadinanza e autorità. (Ansa)

da Il Corriere del Veneto.it  del 18 novembre 2011

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