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Perdí

La Gente del Soccorso

di Giovanni Leoni

dal  Notiziario OMCeO Venezia 4 – 2009

La tragedia avvenuta a Cortina in agosto è solo l’ultima in ordine di tempo che ha coinvolto gli equipaggi di soccorso. L’elicottero è caduto sul Monte Cristallo con a bordo un pilota,  Dario de Felip di 49 anni, un medico, Fabrizio Spaziani di 46 anni,  due i tecnici di soccorso alpino, Marco Zago di 42 anni e Stefano da Forno di 40 anni.

Nel febbraio 2004  un aereo Cessna precipita durante il trasporto da Roma a Cagliari di un cuore da trapiantare:  a bordo vi erano il  responsabile della divisione di Cardiochirurgia Alessandro Ricchi di 52 anni, il  suo assistente Antonio Carta di 38 ed il tecnico perfusionista  Gian Marco Pinna. Con loro i due piloti, entrambi austriaci, Helmut Zullner e Thomas Giacomuzzi. La sesta vittima è stato un altro italiano, Daniele Giacobbe, 35 anni, in addestramento.

Nell’ottobre 2001 durante un volo notturno di soccorso  un elicottero del 118 si schianta sulle colline di Poggio Ballone, vicino a Grosseto. Quella volta morirono cinque persone.

Certo questi incidenti mortali fanno notizia, e occupano per qualche giorno le prime pagine dei giornali ma subito gli articoli  vengono sostituiti da altra cronaca .

Ma la vita ed i turni continuano anche per queste persone che si sono scelte un mestiere particolarmente pericoloso. Altri, con semplicità, prendono il posto dei morti, come in guerra.

Certo la caduta di un aereo o di un elicottero colpiscono di più l’immaginario collettivo di un incidente in cui è coinvolta un autoambulanza, una macchina della polizia o dei carabinieri, solo un po’ più strano magari se ad essere  coinvolti sono pure i vigili del fuoco.

Perché questi sono i mezzi di soccorso e la gente del soccorso non può morire, sono gli “speciali”  sono quelli che salvano gli altri non possono essere coinvolti loro stessi nel male che sono deputati a curare. Ed invece questa gente rischia, rischia tanto.

La velocità per loro non è un ebbrezza ma una necessità. Volare a volte è l’unico sistema per arrivare in tempo.  Si esce anche con il brutto tempo e di notte, quando le strade sono viscide e scure e si deve correre. Ma a bordo non ci sono dei ragazzi  un pò “carichi” dopo la discoteca, ci sono dei padri di famiglia che vanno in soccorso di feriti e malati.

A volte sbattono anche loro ma  non si può dire, con cinismo magari “ in fondo se la sono cercata “.  No, loro non  cercavano la velocità  anche se correvano, facevano solo il loro mestiere.  Nella mia carriera ho fatto il Pronto Soccorso per 2 anni in provincia  e sono uscito anche in ambulanza  per dei trasporti urgenti. Venti anni fa le cose erano un pò diverse: in emergenza per un trasporto medicalizzato si doveva scegliere fra il medico del pronto soccorso e l’anestesista e, se il paziente non era intubato era il medico del PS che usciva per un “cranico” o un “vascolare”.  In  autostrada in ambulanza ti passano tutti …  Ti prendi la tua rivincita sulle statali e in città. A bordo fai i tuoi controlli,  speri che tutto vada bene, confidi nell’abilità dell’autista mentre la sirena sulla testa ti spacca le orecchie. Pensi raramente a te stesso e a quello che può succedere quando passi col rosso ad un incrocio, sei solo concentrato sul malato e sulla destinazione di arrivo sempre troppo lontana. Adesso lavoro a Venezia centro storico, qui ci sono le barche. Presto servizio in un reparto, non esco più. Ma a volte penso agli equipaggi delle idroambulanze che partono di notte, col brutto tempo, in inverno, a prendere qualcuno a Treporti o a Pellestrina.

A Venezia gli equipaggi siamo abituati a vederli di giorno, magari in estate col sole. A volte corrono preceduti dalla sirena facendo lo slalom in Canal Grande fra gondole e vaporetti, a volte vanno piano di ritorno da una dimissione protetta.  Un bel lavoro all’aperto si può pensare  vivendo nel chiuso di ospedali ed ambulatori. Ma è brutta la laguna di notte, in inverno, con il vento e la pioggia. Pessima con la nebbia anche se hai il radar. Non ci sono luci sui pali che segnano i canali appena fuori dal centro e si corre in planata, se qualcosa va storto sei solo.  Di notte, vestito,  in mezzo all’acqua, per quanto ce la fai a nuotare ?

Se la radio è ormai sott’acqua  e sei vivo puoi solo sperare ed aspettare anche tu che qualcuno ti venga a prendere, un altro che abbia il coraggio di uscire per te, quando le persone normali si assicurano di aver chiuso bene tutte le finestre e vanno a letto.

Qualcuno dirà : è il loro mestiere, rischiano ma saranno pagati bene.  E’ vero solo che rischiano e sono molto stimati. Elicotteri ed ambulanze, Vigili del fuoco, PS e Carabineri, Guardia Costiera e Finanzieri, quando  sfrecciano  coi lampeggianti accesi provo un senso di sicurezza, ma temo per loro e quello che vanno ad affrontare.  Questa gente crede nella propria scelta e la vive  come una missione.  Ogni tanto qualcuno muore nel tentativo di salvare un altro,  poi le tv inzuccano i ragazzi con il mito di far soldi alla svelta con il Grande Fratello. Per fortuna che ci sono ancora  uomini e donne  che nascono con tali  valori dentro che  si esprimono poi nella scelta di questi strani mestieri.

Chi può ci pensi  su e paghi  meglio queste persone, che sono troppo orgogliose per lamentarsi di stipendi indegni  di chi rischia sul serio per professione nell’aiutare il prossimo. E noi ogni tanto non perdiamo l’occasione di ringraziali per tutto quello che fanno.

Notiziario dell’ Ordine dei Medici e degli Odontoiatri della Provincia di Venezia:  2009,  n.4 –  pag. 8-9.

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